BONUS ENERGIA REGIONE LAZIO: COME CHIEDERLO

BONUS ENERGIA REGIONE LAZIO: COME CHIEDERLO

 

A cura di Codacons Lazio 

Il bonus energia è un incentivo messo a disposizione per supportare le famiglie e i soggetti più vulnerabili nella copertura delle spese legate all’utilizzo del gas domestico. Questo sussidio ha lo scopo di aiutare coloro che si trovano in difficoltà economica a far fronte alle spese di una delle voci più rilevanti nella gestione della propria casa.

La Regione Lazio ha introdotto già nel 2018 un bonus gas, destinandolo alle famiglie con un reddito ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente) non superiore a 8.265 euro e ai soggetti che versano in condizioni di disagio economico o sociale.

Per il 2023, al bonus gas si aggiunge il bonus energia elettrica, un fondo speciale per le famiglie del valore di 150 euro per l’energia elettrica, che sarà consegnato una tantum dal comune di residenza, sotto forma di bando, che i comuni provvederanno a comunicare entro e non oltre il 31 dicembre 2023.

Verificati i requisiti i comuni provvederanno ad erogare il bonus, tramite bonifico bancario.

Ma chi può ottenerlo?

Per ottenere il bonus energia regionale di 150 euro, è necessario rispettare alcuni requisiti:

  • essere residente nel Lazio;
  • essere intestatario di un contratto di energia elettrica (può essere titolare anche un altro dei componenti del nucleo familiare, rilevante ai fini ISEE, in questo caso sarà necessario allegare copia del documento di identità del soggetto che presenta domanda e di una bolletta intestata all’altro membro famigliare);
  • avere un ISEE ordinario o corrente, che non superi i 25mila euro, e valido nella data di invio della domanda.

In un comunicato del 9 dicembre scorso, la Regione Lazio ha fatto sapere che per fare domanda sarà necessario recarsi presso gli Uffici dei distretti sociosanitari, che a seguito dell’istruttoria, si preoccuperanno di individuare i benefici e preparare una graduatoria in base all’attestazione ISEE.

Molti comuni o enti capofila del distretto sociosanitario hanno pubblicato in questi mesi sui propri siti internet informazioni più precise, riguardo scadenza e modalità di invio della domanda.

L’importante è controllare sul sito del proprio comune il termine per presentare la domanda, a cui dovranno essere allegati:

  • copia di un documento d’identità in corso di validità;
  • attestazione ISEE in corso di validità;
  • Iban, intestato al richiedente;
  • copia dell’ultima fattura relativa all’utenza di energia elettrica

E Roma? Al momento la Capitale resta uno dei pochi distretti su cui non vi sono notizie su come richiedere il Bonus Energia integrativo previsto dalla Regione Lazio nel 2023.

Il bonus gas rappresenta un’opportunità importante per le famiglie che si trovano in difficoltà economica e che hanno bisogno di sostegno per affrontare le spese legate all’utilizzo del gas domestico. La Regione Lazio dimostra di essere attenta alle esigenze dei propri cittadini, mettendo a disposizione degli strumenti efficaci per garantire un sostegno concreto alle famiglie che ne hanno bisogno.

BLOCKCHAIN: cos’è e come funziona?

BLOCKCHAIN: cos’è e come funziona?

A cura di MDC Lazio

La Blockchain è una tecnologia che permette la creazione e gestione di un grande database distribuito per la gestione di transazioni condivisibili tra più nodi di una rete. Si tratta, di un database strutturato in blocchi (block), anche chiamati nodi, che sono fra loro collegati e congiunti (chain) che favorisce lo scambio dei bitcoin.

La blockchain è rappresentata da una catena di blocchi che contengono e gestiscono più transazioni. L’elemento chiave per cui la blockchain è considerata altamente sicura è proprio il modo in cui vengono creati i nuovi blocchi: la maggior parte dei nodi deve infatti verificare e confermare la legittimità dei dati inseriti prima che un nuovo blocco possa essere aggiunto al registro. Nel caso delle criptovalute, il processo di verifica può consistere nell’accertare che le nuove transazioni contenute in un blocco non siano fraudolente oppure che le monete non siano già state spese.

Ogni informazione non può essere cancellata perché visibile a chiunque abbia una rete internet. Ogni blocco è composto da informazioni pubbliche, accessibili a tutti, e informazioni private, accessibili solo a chi ha concluso la transazione.

Esistono due tipi di blockchain: pubbliche e private

In una blockchain pubblica, chiunque può partecipare, può leggere, scrivere o verificare i dati della blockchain, mentre quella privata è controllata da un’organizzazione o da un gruppo; infatti, solo l’ente può decidere chi invitare ad accedere al sistema, oltre ad avere la facoltà di tornare indietro e modificare la blockchain.

Quando viene utilizzata?

La blockchain viene utilizzata principalmente come tecnologia che rende possibile l’esistenza delle criptovalute, come Bitcoin.

Viene utilizzata in vari settori, tra cui le compagnie energetiche utilizzano la tecnologia blockchain per creare piattaforme di commercio energetico peer-to-peer e semplificare l’accesso all’energia rinnovabile.

I sistemi finanziari tradizionali, come banche e borsa, utilizzano i servizi blockchain per gestire pagamenti online, conti e trading sul mercato.

Le società di media e intrattenimento utilizzano i sistemi blockchain per gestire i dati del copyright.

Le società di vendita al dettaglio utilizzano la blockchain per tracciare i movimenti delle merci tra fornitori e acquirenti

 

INVESTIMENTI: ACCORTEZZE E CONSIGLI

INVESTIMENTI: ACCORTEZZE E CONSIGLI

A cura di Adusbef,

AGI – Le famiglie italiane, per fronteggiare l’inflazione record, metteranno mano ai risparmi e i depositi subiranno una “sforbiciata” di 163,8 miliardi di euro nel biennio 2022-2023. E’ quanto emerge da un’elaborazione dell’Ufficio studi della CGIA che ipotizza che i 1.152 miliardi di euro presenti nei conti correnti bancari non registrino alcuna variazione nell’arco temporale preso in considerazione, e che prevede che nel biennio l’inflazione crescerà di quasi il 15 per cento (+8,1l’anno scorso e +6,1 quest’anno). Una sorta di “patrimoniale” da quasi 164 miliardi di euro che a ogni singolo nucleo familiare “costerà” mediamente 6.338 euro. [https://www.agi.it/economia/news/2023-02-25/cgia-inflazione-brucia-164-miliardi-
risparmi-famiglie-20256312/ ]

Nel lungo periodo di tassi praticamente azzerati, se non negativi, il detenere contanti sul conto corrente comportava costi – a fine anno -, solo per le commissioni bancarie applicate, mentre l’inflazione non era influente. Ma siamo entrati improvvisamente in un periodo di inflazione, addirittura a due cifre: con una inflazione al 10%, i 100 euro di gennaio diventano 90 a dicembre.

Questo stato di cose sta spingendo molti cittadini risparmiatori a ricercare tipi di investimento che producano interessi per il sottoscrittore. Ma, a parte investimenti molto rischiosi, la vetrina di banche, Posta e società finanziarie, anche istituzionali, non vanno oltre una remunerazione del 5% non sono in
grado, quindi, di permettere un recupero se non parziale dei danni finanziari generati da una inflazione molto alta, se non addirittura a due cifre.

Ma come dobbiamo procedere per investire in modo consapevole e al fine di non andare incontro (per quanto possibile) a situazioni impreviste.

Anzitutto dobbiamo aver chiaro il perché ci stiamo orientando verso un investimento in titoli. Per investire risparmi accantonati in anni e di cui non abbiamo bisogno nel breve-medio periodo? Perché la nostra capacità di
risparmio è cresciuta? Non abbiamo già previste spese consistenti per i prossimi anni? Insomma, chiediamoci: “Per quanto tempo posso “dimenticarmi” delle somme da investire e non averne bisogno nella gestione finanziaria della famiglia?

Le risposte influiranno sulla durata dell’investimento, sulla rischiosità che siamo disposti ad affrontare, sul tasso di interesse che consideriamo adeguato.
Definiti i nostri obiettivi, possiamo procedere ad approfondire le caratteristiche dell’investimento che stiamo cercando, senza limitarci a valutare solo il tasso di remunerazione:

–  VALUTIAMO IL RISCHIO. Tipo di titolo (le azioni sono più rischiose delle obbligazioni) Paese interessato (un titolo argentino è sempre più rischioso di un pari titolo tedesco). Settore economico coinvolto (un titolo che investe nel carbone è più rischioso di uno che investe nell’idrogeno).

–  VALUTIAMO LA LIQUIDABILITÀ. Un titolo che ha un mercato ristretto è meno facilmente liquidabile di uno che ha un vasto mercato, come i nostri titoli di stato. In quanto tempo, dopo il disinvestimento, avremo i soldi a disposizione sul conto?

–  VALUTIAMO L’EVENTUALE VINCOLO TEMPORALE. Per ottenere un tasso superiore potremmo investire in una forma vincolata. Si valuti bene il tipo di vincolo: è tassativo? Cioè non è possibile dare ordine di vendita prima della scadenza del periodo? E’ invece possibile anticipare la liquidazione? Se sì, perdiamo gli interessi contrattati?

–  VALUTIAMO I COSTI E LE COMMISSIONI DEL TITOLO. È tutto chiaro? Non ci sono costi nascosti come ad esempio i costi di gestione annuali dei fondi comuni? Le commissioni pagate sono solo quelle all’atto dell’investimento? Alcuni fondi comuni hanno anche (o solo) commissioni di uscita.

CONFRONTIAMO LA TASSAZIONE PER I VARI TIPI DI INVESTIMENTO. In genere la tassazione dei rendimenti finanziari è pari al 25%. Ma i Buoni Postali Fruttiferi, come i nostri titoli di stato sono soggetti ad una tassazione dei rendimenti pari al 12,5%. Solo a questo punto possiamo comparare il tasso di rendimento.

Ma si sa: in finanza non si è mai certi di nulla. Le crisi bancarie di questi ultimi giorni inseriscono ulteriori elementi di incertezza e una preoccupazione: siamo solo agli inizi di una nuova crisi o, con le rassicurazioni di Biden sulla totalità depositi dei correntisti SVB e l’acquisto del Credit Suisse da parte di UBS le cose si vanno tranquillizzando? Nel dubbio, un consiglio: se avete intenzione di inserire qualche fattore di rischio nei vostri investimenti, aspettate che gli eventi maturino e che le acque si tranquillizzino definitivamente. Statevene alla finestra per qualche settimana: nel campo degli investimenti non esiste mai “l’ultimo treno”!

Un suggerimento: in assoluto, il miglior modo di investire i nostri risparmi consiste nel dedicare qualche ora a studiare le caratteristiche del mercato mobiliare e dei vari titoli (azioni, obbligazioni, Buoni Postali, titoli di stato, fondi comuni) messi in vetrina da banche, Posta, SIM, OICR, società finanziarie.

 

 

 

TV IN STREAMING: ORA RISOLVERE PROBLEMI E’ PIU’ FACILE CON CONCILIAWEB!

TV IN STREAMING: ORA RISOLVERE PROBLEMI E’ PIU’ FACILE CON CONCILIAWEB!

A cura di Codacons Lazio,

Da febbraio è stata introdotta una interessante novità per quanto riguarda le pay tv e le tv on demand; in caso di controversie, disservizi, anche per le piattaforme streaming oggi è possibile ricorrere a ConciliaWeb, la piattaforma dell’Agcom per la risoluzione delle controversie.

La piattaforma ConciliaWeb di AGCOM, che fino ad ora ha permesso di risolvere in maniera gratuita e veloce i problemi tra consumatori e operatori telefonici, dal mese di Febbraio 2023 ha esteso il servizio anche alle Pay TV, compresi i servizi in streaming via internet.

Come già annunciato dall’Autorità lo scorso 12 Ottobre 2022, è stata approvata, con delibera n.358/22/CONS, la modifica del Regolamento sulle controversie tra operatori e utenti, che prevedeva l’operatività della piattaforma ConciliaWeb anche per i fornitori di servizi media audiovisivi, a partire dal 1°Febbraio 2023.

Adesso, come comunicato ufficialmente sul sito ConciliaWeb con una nota del 30 Gennaio 2023, il portale per risolvere le controversie può essere utilizzato anche dagli utenti di Pay TV tradizionali e le piattaforme di streaming video (sia per eventi in diretta che con contenuti on demand) e, nel caso, ottenere gli indennizzi dovuti per i danni subiti!

Ma come funziona ConcialiWeb?

Per avviare la procedura, così come per le controversie con le compagnie telefoniche, bisogna presentare un reclamo. Il reclamo può essere presentato al servizio di assistenza clienti dell’operatore, per posta, fax o telefono. I recapiti utilizzabili sono indicati nel contratto, nella Carta dei servizi e nelle fatture. Se il reclamo è fatto al telefono, si consiglia di prendere nota del codice identificativo del reclamo che il call center deve fornire.

L’operatore deve sempre rispondere al reclamo, al massimo entro 45 giorni dal momento in cui lo riceve, per le problematiche con le compagnie telefoniche, 30 per le Pay TV e le piattaforme di streaming.

Se respinge il reclamo, l’operatore è obbligato a fornire all’utente una risposta in forma scritta. Se l’azienda non soddisfa le tue richieste o non risponde affatto entro il termine stabilito dalla legge che decorre dal ricevimento del tuo reclamo, potrai avviare in maniera autonoma una conciliazione presso l’Agcom, sulla piattaforma Conciliaweb. Questo “secondo livello” di reclamo può essere determinante, perché se l’autorità garante, l’Agcom,
rileva nella condotta dell’azienda un comportamento scorretto od illecito può anche emanare sanzioni severe a carico dell’azienda stessa.

La conciliazione si propone attraverso l’apposito servizio ConciliaWeb dedicato, utilizzando il link di seguito indicato (https://conciliaweb.agcom.it/conciliaweb/login.htm). È possibile accedere al portale ConciliaWeb esclusivamente mediante SPID o Carta d’Identità Elettronica (CIE), o anche con eIDAS (per accedere con l’identità digitale di un altro paese dell’Unione Europea). L’Agcom ci offre così un procedura completamente gratuita, semplice e veloce: ConciliaWeb 3.0

Fascia Verde: vantaggi e criticità

Fascia Verde: vantaggi e criticità

A cura di Assoutenti,

Mentre scrivevamo queste note, alcuni fatti nuovi sono intervenuti a proposito della c.d. “Fascia Verde”, che ci hanno indotto a rivedere diversi punti dello scritto. La “Fascia Verde” è una Zona a Traffico Limitato (ZTL) molto ampia, che arriva quasi fino al G.R.A., in cui è vietato l’accesso ai veicoli più vecchi. Possono circolare solo quelli più recenti.

Che è accaduto in questi ultimi giorni? Sono stati presentati alcuni ricorsi, che ad un primo esame appaiono manifestamente fondati, con cui si contesta che la distinzione per vetustà del veicolo è discriminatoria sotto diversi profili. L’amministrazione comunale, da parte sua, ha approvato una nuova delibera sulla Fascia Verde, con cui manifesta irrigidimento sul punto (ordinanza numero 27, firmata dal sindaco, Roberto Gualtieri, dello scorso 28 febbraio). L’ordinanza elenca tuttavia una serie di deroghe al divieto per i mezzi delle forze
dell’ordine, del servizio pubblico, i mezzi per il trasporto dei rifiuti urbani, ecc.

Chiariamo subito un punto. Assoutenti Lazio è da sempre a favore del trasporto pubblico, del suo potenziamento, della realizzazione di nuove infrastrutture, di una pianificazione della mobilità che veda al centro il trasporto pubblico e la mobilità pedonale e ciclabile; e nel contempo per una riduzione degli spazi urbani occupati dalle automobili, per destinarli invece a corsie preferenziali, sedi tramviarie, piste ciclabili, marciapiedi e isole pedonali.

Pertanto le osservazioni di Assoutenti Lazio sul tema Fascia Verde sono al di sopra di ogni sospetto. Non si tratta chiaramente di una difesa degli automobilisti, bensì di difendere  la libertà di fare a meno dell’automobile, la quale passa per la realizzazione di valide alternative (Piano Tram in testa) e non per la spinta all’acquisto di automobili più recenti.

Cosa prevede la disciplina Fascia Verde? Si impedisce l’accesso ai veicoli più vecchi al fine di ridurre l’inquinamento atmosferico. La distinzione fra veicoli più vecchi e più recenti al momento viene effettuata in base all’appartenenza alle varie classi c.d. “Euro”, che indirettamente si riferiscono alle varie età.

Ci si pone la domanda: ma un provvedimento del genere è efficace per lo scopo dichiarato? E qui nascono i dubbi. Innanzitutto, ormai il problema principale della circolazione dei veicoli a motore, più che le emissioni, è l’ingombro. L’occupazione di spazio ed il consumo di suolo sono problemi seri. E non solo, i veicoli sono sempre più grandi e più numerosi. Non c’è posto per collocarli tutti quanti; ed ogni ipotesi di aumentare ancora gli spazi a loro disposizione ne attira più di quanti dovrebbe smaltirne, per il noto principio della domanda indotta.

Per Assoutenti si dovrebbe pensare di ridurre il numero di veicoli, investendo sulle alternative: trasporto pubblico, facilitazioni per pedoni e ciclisti, servizi per la mobilità (come car sharing, noleggio, condivisione, scuolabus, ecc.). Ma anche sotto il profilo delle emissioni, quel che influisce è il numero complessivo dei veicoli, più che le emissioni del singolo.  Anche qui si dovrebbe mirare piuttosto a ridurne il numero, offrendo servizi di trasporto pubblico più competitivi.

Poi la distinzione dei veicoli in base, sostanzialmente, all’anzianità degli stessi va verificata scientificamente. Comunque, al di là dei dati di omologazione, (alla luce della nota vicenda Wolkswagen-dieselgate ove furono accertati consumi superiori anche del 50% rispetto a quanto dichiarato dalle case automobilistiche), occorre migliorare i controlli sulle emissioni dichiarate. Non sempre gli studi sono concordi. Forse è più una questione di
manutenzione che di età del veicolo. Ma non c’era già la revisione più frequente, per i veicoli meno nuovi?

Una riflessione a parte meritano i veicoli storici. I veicoli storici sono da considerarsi beni culturali, tutelati dall’art. 9 della Costituzione, e non “rottami ambulanti” come sembrano credere taluni.
Secondo le statistiche (dati MTCT), a Roma le auto storiche certificate sono appena 9.945 su un totale di oltre 4 milioni di veicoli (esattamente 4.040.078). Vale a dire, una quota pari allo 0,25% del totale dei mezzi esistenti, e che percorrono all’anno lo 0,014% dei chilometri sul complessivo di tutti i veicoli. Uno zerovirgola del tutto irrilevante per le emissioni. Un blocco assolutamente inutile, in nome di una “pericolosità” concretamente
inesistente. Macchine, peraltro, usate solo sporadicamente, oltre che mantenute costantemente in efficienza dai loro proprietari.

RESIDENTI

Il provvedimento appare punitivo proprio nei confronti di chi fa un uso limitato dell’automobile: le auto vecchie dei residenti nei quartieri semicentrali sono ancora funzionanti proprio perché vengono usate poco! Inquina molto di più chi scorrazza ad alta velocità sul Raccordo Anulare o sulle tangenziali tutti i giorni con la sua auto Euro 6 o 7,
che non il residente dei quartieri semicentrali che gira con i mezzi pubblici e prende la macchina ogni tanto.

Inoltre, a differenza di provvedimenti quali tariffazione della sosta e Z.T.L., qui non si tratta di regolamentare l’uso delle aree e di inibirne alcune alla circolazione in tutto o in parte, al fine di disincentivare l’uso dell’automobile, perché non c’è alcuna reale disposizione sulla circolazione o sulla sosta.

Il divieto di circolazione per le tutte auto più vecchie all’interno della Fascia Verde punisce chi usa l’automobile solo occasionalmente. Le auto in questione sono auto in massima parte che fanno in media meno km/anno rispetto alle Euro 4-5-6-7, quindi il loro contributo effettivo all’inquinamento non è strettamente proporzionale alla consistenza numerica, ma presumibilmente può essere ridotto. Le auto vecchie di piccola cilindrata sono inoltre
tendenzialmente più diffuse nei nuclei familiari a reddito relativamente basso, che non si possono permettere un’auto nuova.

In sostanza quello che si deve evitare è che questo divieto sia interpretato come un invito a buttare la vecchia utilitaria per acquistare una macchina nuova più grande, aumentando il traffico e la congestione. I benefici ambientali sarebbero ben miseri. Proponiamo un correttivo alla limitazione: escludere dal divieto le auto più datate al di sotto di una certa cilindrata, che va scelta indicativamente tra 700 e 900 cc.
Si può eventualmente porre come condizione che il proprietario sia abbonato annuale Metrebus e che sia maggiormente curata la manutenzione.

Occorre inoltre favorire la semplice dismissione delle vecchie vetture, senza sostituirle: molte delle auto vecchie sono seconde o terze macchine ampiamente sottoutilizzate: la loro eliminazione potrebbe liberare verosimilmente in breve tempo e a costo zero molto più spazio su strada di quanto possano fare nuovi parcheggi. Se anche solo il 10% delle 700.000 vetture “vecchie” fosse rottamato, sarebbero disponibili 70.000 posti auto in più, per una superficie di 70 ettari, sufficienti a dare spazio per 280 km di corsie preferenziali o
piste ciclabili.

Per questo serve una forte campagna pubblicitaria ed eventualmente degli incentivi, come dei “pacchetti di mobilità sostenibile” per chi rottama l’auto senza sostituirla: possono comprendere una combinazione a scelta di buoni taxi, noleggio monopattini, abbonamenti Metrebus, buoni sconto per l’acquisto di bici e bici elettriche.

Ricapitolando, Assoutenti Lazio ritiene che il provvedimento Fascia Verde debba essere mitigato, escludendone l’applicabilità ad alcune categorie di veicoli, onde non vessare inutilmente i cittadini:

– Veicoli storici iscritti ASI (eventualmente per fasce orarie)
– Veicoli storici ASI dei residenti (circolazione ammessa h 24)
– Autovetture (e non altre categorie veicolari) dei residenti, almeno Euro 1 e successivi,
eventualmente con ulteriori condizioni (una sola auto per famiglia, limite di cilindrata,
maggiori controlli sulla manutenzione, possesso abbonamento annuale Metrebus, ecc).

Nel contempo, concrete misure per favorire scelte di mobilità diverse: accelerazione del Piano tram previsto dal PUMS, risanamento trasporto pubblico, maggiore sicurezza per i pedoni e i ciclisti.

 

Sai che cos’è ChatGPT e come funziona?

Sai che cos’è ChatGPT e come funziona?

A cura di MDC Lazio,

In questi ultimi mesi, dopo il lancio a novembre, si è sentito spesso parlare di Chat GTP o ChatGPT.

Il nome sta per Chat Generative Pre-trained Transformer. Si tratta di un modello di linguaggio basato su trasformatori, che utilizza il deep learning per produrre testi simili a quelli umani e gestire diverse attività come la risposta a domande e la traduzione automatica.

Per analizzare grandi quantità di dati di testo e generare risposte basate su tale analisi, utilizza algoritmi avanzati di apprendimento: quando un utente inserisce un messaggio, che si chiama (prompt), ChatGPT elabora l’input e genera una risposta pertinente e coerente nel contesto della conversazione.

Alla base della ChatGPT vi è la tecnologia NLP (Natural Language Processing), una branca dell’intelligenza artificiale che si concentra sull’interazione tra computer e linguaggio umano, in particolare sul come programmare i computer per elaborare e analizzare le lingue naturali, così da poter generare risposte pertinenti e coerenti. Tutto questo è reso possibile grazie all’uso di algoritmi di machine learning, che vengono addestrati su una grande quantità di dati di testo.

ChatGPT quando utilizzarla?

  •  Si può utilizzare nel servizio clienti, per gestire le domande comuni e fornire risposte rapide
    e accurate, così da migliorare l’esperienza del cliente e ridurre il carico di lavoro degli
    operatori.
  • Nella traduzione linguistica, può aiutare a tradurre il testo da una lingua all’altra,
    consentendo una comunicazione più fluida tra persone che parlano lingue diverse.
  • Nella scrittura creativa, Chat GPT può aiutare gli scrittori a cercare nuove idee ed
    espandere la propria creatività.
  • Può essere utilizzata per migliorare gli assistenti personali virtuali, infatti i chatbot
    potrebbero diventare più conversazionali e maggiormente in grado di assistere gli utenti,
    con una vasta gamma di attività come la pianificazione, la formulazione di raccomandazioni
    e la fornitura di informazioni.

Come accedere e usare ChatGPT?

Prima di fare l’accesso al sito officiale di OpenAI, bisogna registrarsi tramite l’account Google o Microsoft, oppure si può creare l’account tramite username e password. Dopodiché, nella homepage di ChatGPT ci sono alcuni suggerimenti per iniziare l’interazione. Sarà sufficiente inserire un qualsiasi prompt nella riga di comando e premere Invio. ChatGPT risponderà in modo automatico a qualsiasi domanda utilizzando le informazioni a sua disposizione per fornire risposte coerenti, realistiche e particolarmente originali.

Il futuro di ChatGPT

Questa tecnologia ha molte potenziali applicazioni e, mentre continua a svilupparsi, possiamo aspettarci di vederne usi ancora più innovativi in ​​futuro.

Il campo dell’elaborazione del linguaggio naturale è una delle aree più promettenti per ChatGPT.
Infatti, in futuro, grazie anche a un maggiore sviluppo tecnologico questa intelligenza artificiale può diventare ancora più proficua nella comprensione e nella risposta al linguaggio umano, il che la renderà ancora più utile per una varietà di compiti. Questa tecnologia potrebbe inoltre essere utilizzata per migliorare i chatbot, attualmente limitati dalla loro incapacità di comprendere il complesso linguaggio umano, facendoli diventare più conversazionali e maggiormente in grado di assistere gli utenti.

Altresì, nell’istruzione, potrebbe svolgere un ruolo considerevole, fornendo un feedback personalizzato e in tempo reale agli studenti, aiutandoli a migliorare i risultati dell’apprendimento e rendere l’istruzione più efficace. Uno studente, potrebbe utilizzare ChatGPT per essere aiutato a comprendere un concetto complesso oppure per mettere in pratica una nuova abilità rendendo l’apprendimento più coinvolgente e interattivo, il che contribuisce a rendere l’istruzione più accessibile ad una più ampia gamma di persone.

In prosieguo, possiamo anche aspettarci di vedere ChatGPT utilizzato in una varietà di altre applicazioni, come assistenti virtuali e agenti del servizio clienti. Man mano che la tecnologia continua a svilupparsi, il futuro di ChatGPT è pieno di potenziale e probabilmente svolgerà un ruolo chiave in molte aree della nostra vita.

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