TV IN STREAMING: ORA RISOLVERE PROBLEMI E’ PIU’ FACILE CON CONCIALIWEB!

TV IN STREAMING: ORA RISOLVERE PROBLEMI E’ PIU’ FACILE CON CONCIALIWEB!

A cura di Codacons Lazio,

Da febbraio è stata introdotta una interessante novità per quanto riguarda le pay tv e le tv on demand; in caso di controversie, disservizi, anche per le piattaforme streaming oggi è possibile ricorrere a ConciliaWeb, la piattaforma dell’Agcom per la risoluzione delle controversie.

La piattaforma ConciliaWeb di AGCOM, che fino ad ora ha permesso di risolvere in maniera gratuita e veloce i problemi tra consumatori e operatori telefonici, dal mese di Febbraio 2023 ha esteso il servizio anche alle Pay TV, compresi i servizi in streaming via internet.

Come già annunciato dall’Autorità lo scorso 12 Ottobre 2022, è stata approvata, con delibera n.358/22/CONS, la modifica del Regolamento sulle controversie tra operatori e utenti, che prevedeva l’operatività della piattaforma ConciliaWeb anche per i fornitori di servizi media audiovisivi, a partire dal 1°Febbraio 2023.

Adesso, come comunicato ufficialmente sul sito ConciliaWeb con una nota del 30 Gennaio 2023, il portale per risolvere le controversie può essere utilizzato anche dagli utenti di Pay TV tradizionali e le piattaforme di streaming video (sia per eventi in diretta che con contenuti on demand) e, nel caso, ottenere gli indennizzi dovuti per i danni subiti!

Ma come funziona ConcialiWeb?

Per avviare la procedura, così come per le controversie con le compagnie telefoniche, bisogna presentare un reclamo. Il reclamo può essere presentato al servizio di assistenza clienti dell’operatore, per posta, fax o telefono. I recapiti utilizzabili sono indicati nel contratto, nella Carta dei servizi e nelle fatture. Se il reclamo è fatto al telefono, si consiglia di prendere nota del codice identificativo del reclamo che il call center deve fornire.

L’operatore deve sempre rispondere al reclamo, al massimo entro 45 giorni dal momento in cui lo riceve, per le problematiche con le compagnie telefoniche, 30 per le Pay TV e le piattaforme di streaming.

Se respinge il reclamo, l’operatore è obbligato a fornire all’utente una risposta in forma scritta. Se l’azienda non soddisfa le tue richieste o non risponde affatto entro il termine stabilito dalla legge che decorre dal ricevimento del tuo reclamo, potrai avviare in maniera autonoma una conciliazione presso l’Agcom, sulla piattaforma Conciliaweb. Questo “secondo livello” di reclamo può essere determinante, perché se l’autorità garante, l’Agcom,
rileva nella condotta dell’azienda un comportamento scorretto od illecito può anche emanare sanzioni severe a carico dell’azienda stessa.

La conciliazione si propone attraverso l’apposito servizio ConciliaWeb dedicato, utilizzando il link di seguito indicato (https://conciliaweb.agcom.it/conciliaweb/login.htm). È possibile accedere al portale ConciliaWeb esclusivamente mediante SPID o Carta d’Identità Elettronica (CIE), o anche con eIDAS (per accedere con l’identità digitale di un altro paese dell’Unione Europea). L’Agcom ci offre così un procedura completamente gratuita, semplice e veloce: ConciliaWeb 3.0

Fascia Verde: vantaggi e criticità

Fascia Verde: vantaggi e criticità

A cura di Assoutenti,

Mentre scrivevamo queste note, alcuni fatti nuovi sono intervenuti a proposito della c.d. “Fascia Verde”, che ci hanno indotto a rivedere diversi punti dello scritto. La “Fascia Verde” è una Zona a Traffico Limitato (ZTL) molto ampia, che arriva quasi fino al G.R.A., in cui è vietato l’accesso ai veicoli più vecchi. Possono circolare solo quelli più recenti.

Che è accaduto in questi ultimi giorni? Sono stati presentati alcuni ricorsi, che ad un primo esame appaiono manifestamente fondati, con cui si contesta che la distinzione per vetustà del veicolo è discriminatoria sotto diversi profili. L’amministrazione comunale, da parte sua, ha approvato una nuova delibera sulla Fascia Verde, con cui manifesta irrigidimento sul punto (ordinanza numero 27, firmata dal sindaco, Roberto Gualtieri, dello scorso 28 febbraio). L’ordinanza elenca tuttavia una serie di deroghe al divieto per i mezzi delle forze
dell’ordine, del servizio pubblico, i mezzi per il trasporto dei rifiuti urbani, ecc.

Chiariamo subito un punto. Assoutenti Lazio è da sempre a favore del trasporto pubblico, del suo potenziamento, della realizzazione di nuove infrastrutture, di una pianificazione della mobilità che veda al centro il trasporto pubblico e la mobilità pedonale e ciclabile; e nel contempo per una riduzione degli spazi urbani occupati dalle automobili, per destinarli invece a corsie preferenziali, sedi tramviarie, piste ciclabili, marciapiedi e isole pedonali.

Pertanto le osservazioni di Assoutenti Lazio sul tema Fascia Verde sono al di sopra di ogni sospetto. Non si tratta chiaramente di una difesa degli automobilisti, bensì di difendere  la libertà di fare a meno dell’automobile, la quale passa per la realizzazione di valide alternative (Piano Tram in testa) e non per la spinta all’acquisto di automobili più recenti.

Cosa prevede la disciplina Fascia Verde? Si impedisce l’accesso ai veicoli più vecchi al fine di ridurre l’inquinamento atmosferico. La distinzione fra veicoli più vecchi e più recenti al momento viene effettuata in base all’appartenenza alle varie classi c.d. “Euro”, che indirettamente si riferiscono alle varie età.

Ci si pone la domanda: ma un provvedimento del genere è efficace per lo scopo dichiarato? E qui nascono i dubbi. Innanzitutto, ormai il problema principale della circolazione dei veicoli a motore, più che le emissioni, è l’ingombro. L’occupazione di spazio ed il consumo di suolo sono problemi seri. E non solo, i veicoli sono sempre più grandi e più numerosi. Non c’è posto per collocarli tutti quanti; ed ogni ipotesi di aumentare ancora gli spazi a loro disposizione ne attira più di quanti dovrebbe smaltirne, per il noto principio della domanda indotta.

Per Assoutenti si dovrebbe pensare di ridurre il numero di veicoli, investendo sulle alternative: trasporto pubblico, facilitazioni per pedoni e ciclisti, servizi per la mobilità (come car sharing, noleggio, condivisione, scuolabus, ecc.). Ma anche sotto il profilo delle emissioni, quel che influisce è il numero complessivo dei veicoli, più che le emissioni del singolo.  Anche qui si dovrebbe mirare piuttosto a ridurne il numero, offrendo servizi di trasporto pubblico più competitivi.

Poi la distinzione dei veicoli in base, sostanzialmente, all’anzianità degli stessi va verificata scientificamente. Comunque, al di là dei dati di omologazione, (alla luce della nota vicenda Wolkswagen-dieselgate ove furono accertati consumi superiori anche del 50% rispetto a quanto dichiarato dalle case automobilistiche), occorre migliorare i controlli sulle emissioni dichiarate. Non sempre gli studi sono concordi. Forse è più una questione di
manutenzione che di età del veicolo. Ma non c’era già la revisione più frequente, per i veicoli meno nuovi?

Una riflessione a parte meritano i veicoli storici. I veicoli storici sono da considerarsi beni culturali, tutelati dall’art. 9 della Costituzione, e non “rottami ambulanti” come sembrano credere taluni.
Secondo le statistiche (dati MTCT), a Roma le auto storiche certificate sono appena 9.945 su un totale di oltre 4 milioni di veicoli (esattamente 4.040.078). Vale a dire, una quota pari allo 0,25% del totale dei mezzi esistenti, e che percorrono all’anno lo 0,014% dei chilometri sul complessivo di tutti i veicoli. Uno zerovirgola del tutto irrilevante per le emissioni. Un blocco assolutamente inutile, in nome di una “pericolosità” concretamente
inesistente. Macchine, peraltro, usate solo sporadicamente, oltre che mantenute costantemente in efficienza dai loro proprietari.

RESIDENTI

Il provvedimento appare punitivo proprio nei confronti di chi fa un uso limitato dell’automobile: le auto vecchie dei residenti nei quartieri semicentrali sono ancora funzionanti proprio perché vengono usate poco! Inquina molto di più chi scorrazza ad alta velocità sul Raccordo Anulare o sulle tangenziali tutti i giorni con la sua auto Euro 6 o 7,
che non il residente dei quartieri semicentrali che gira con i mezzi pubblici e prende la macchina ogni tanto.

Inoltre, a differenza di provvedimenti quali tariffazione della sosta e Z.T.L., qui non si tratta di regolamentare l’uso delle aree e di inibirne alcune alla circolazione in tutto o in parte, al fine di disincentivare l’uso dell’automobile, perché non c’è alcuna reale disposizione sulla circolazione o sulla sosta.

Il divieto di circolazione per le tutte auto più vecchie all’interno della Fascia Verde punisce chi usa l’automobile solo occasionalmente. Le auto in questione sono auto in massima parte che fanno in media meno km/anno rispetto alle Euro 4-5-6-7, quindi il loro contributo effettivo all’inquinamento non è strettamente proporzionale alla consistenza numerica, ma presumibilmente può essere ridotto. Le auto vecchie di piccola cilindrata sono inoltre
tendenzialmente più diffuse nei nuclei familiari a reddito relativamente basso, che non si possono permettere un’auto nuova.

In sostanza quello che si deve evitare è che questo divieto sia interpretato come un invito a buttare la vecchia utilitaria per acquistare una macchina nuova più grande, aumentando il traffico e la congestione. I benefici ambientali sarebbero ben miseri. Proponiamo un correttivo alla limitazione: escludere dal divieto le auto più datate al di sotto di una certa cilindrata, che va scelta indicativamente tra 700 e 900 cc.
Si può eventualmente porre come condizione che il proprietario sia abbonato annuale Metrebus e che sia maggiormente curata la manutenzione.

Occorre inoltre favorire la semplice dismissione delle vecchie vetture, senza sostituirle: molte delle auto vecchie sono seconde o terze macchine ampiamente sottoutilizzate: la loro eliminazione potrebbe liberare verosimilmente in breve tempo e a costo zero molto più spazio su strada di quanto possano fare nuovi parcheggi. Se anche solo il 10% delle 700.000 vetture “vecchie” fosse rottamato, sarebbero disponibili 70.000 posti auto in più, per una superficie di 70 ettari, sufficienti a dare spazio per 280 km di corsie preferenziali o
piste ciclabili.

Per questo serve una forte campagna pubblicitaria ed eventualmente degli incentivi, come dei “pacchetti di mobilità sostenibile” per chi rottama l’auto senza sostituirla: possono comprendere una combinazione a scelta di buoni taxi, noleggio monopattini, abbonamenti Metrebus, buoni sconto per l’acquisto di bici e bici elettriche.

Ricapitolando, Assoutenti Lazio ritiene che il provvedimento Fascia Verde debba essere mitigato, escludendone l’applicabilità ad alcune categorie di veicoli, onde non vessare inutilmente i cittadini:

– Veicoli storici iscritti ASI (eventualmente per fasce orarie)
– Veicoli storici ASI dei residenti (circolazione ammessa h 24)
– Autovetture (e non altre categorie veicolari) dei residenti, almeno Euro 1 e successivi,
eventualmente con ulteriori condizioni (una sola auto per famiglia, limite di cilindrata,
maggiori controlli sulla manutenzione, possesso abbonamento annuale Metrebus, ecc).

Nel contempo, concrete misure per favorire scelte di mobilità diverse: accelerazione del Piano tram previsto dal PUMS, risanamento trasporto pubblico, maggiore sicurezza per i pedoni e i ciclisti.

 

Sai che cos’è ChatGPT e come funziona?

Sai che cos’è ChatGPT e come funziona?

A cura di MDC Lazio,

In questi ultimi mesi, dopo il lancio a novembre, si è sentito spesso parlare di Chat GTP o ChatGPT.

Il nome sta per Chat Generative Pre-trained Transformer. Si tratta di un modello di linguaggio basato su trasformatori, che utilizza il deep learning per produrre testi simili a quelli umani e gestire diverse attività come la risposta a domande e la traduzione automatica.

Per analizzare grandi quantità di dati di testo e generare risposte basate su tale analisi, utilizza algoritmi avanzati di apprendimento: quando un utente inserisce un messaggio, che si chiama (prompt), ChatGPT elabora l’input e genera una risposta pertinente e coerente nel contesto della conversazione.

Alla base della ChatGPT vi è la tecnologia NLP (Natural Language Processing), una branca dell’intelligenza artificiale che si concentra sull’interazione tra computer e linguaggio umano, in particolare sul come programmare i computer per elaborare e analizzare le lingue naturali, così da poter generare risposte pertinenti e coerenti. Tutto questo è reso possibile grazie all’uso di algoritmi di machine learning, che vengono addestrati su una grande quantità di dati di testo.

ChatGPT quando utilizzarla?

  •  Si può utilizzare nel servizio clienti, per gestire le domande comuni e fornire risposte rapide
    e accurate, così da migliorare l’esperienza del cliente e ridurre il carico di lavoro degli
    operatori.
  • Nella traduzione linguistica, può aiutare a tradurre il testo da una lingua all’altra,
    consentendo una comunicazione più fluida tra persone che parlano lingue diverse.
  • Nella scrittura creativa, Chat GPT può aiutare gli scrittori a cercare nuove idee ed
    espandere la propria creatività.
  • Può essere utilizzata per migliorare gli assistenti personali virtuali, infatti i chatbot
    potrebbero diventare più conversazionali e maggiormente in grado di assistere gli utenti,
    con una vasta gamma di attività come la pianificazione, la formulazione di raccomandazioni
    e la fornitura di informazioni.

Come accedere e usare ChatGPT?

Prima di fare l’accesso al sito officiale di OpenAI, bisogna registrarsi tramite l’account Google o Microsoft, oppure si può creare l’account tramite username e password. Dopodiché, nella homepage di ChatGPT ci sono alcuni suggerimenti per iniziare l’interazione. Sarà sufficiente inserire un qualsiasi prompt nella riga di comando e premere Invio. ChatGPT risponderà in modo automatico a qualsiasi domanda utilizzando le informazioni a sua disposizione per fornire risposte coerenti, realistiche e particolarmente originali.

Il futuro di ChatGPT

Questa tecnologia ha molte potenziali applicazioni e, mentre continua a svilupparsi, possiamo aspettarci di vederne usi ancora più innovativi in ​​futuro.

Il campo dell’elaborazione del linguaggio naturale è una delle aree più promettenti per ChatGPT.
Infatti, in futuro, grazie anche a un maggiore sviluppo tecnologico questa intelligenza artificiale può diventare ancora più proficua nella comprensione e nella risposta al linguaggio umano, il che la renderà ancora più utile per una varietà di compiti. Questa tecnologia potrebbe inoltre essere utilizzata per migliorare i chatbot, attualmente limitati dalla loro incapacità di comprendere il complesso linguaggio umano, facendoli diventare più conversazionali e maggiormente in grado di assistere gli utenti.

Altresì, nell’istruzione, potrebbe svolgere un ruolo considerevole, fornendo un feedback personalizzato e in tempo reale agli studenti, aiutandoli a migliorare i risultati dell’apprendimento e rendere l’istruzione più efficace. Uno studente, potrebbe utilizzare ChatGPT per essere aiutato a comprendere un concetto complesso oppure per mettere in pratica una nuova abilità rendendo l’apprendimento più coinvolgente e interattivo, il che contribuisce a rendere l’istruzione più accessibile ad una più ampia gamma di persone.

In prosieguo, possiamo anche aspettarci di vedere ChatGPT utilizzato in una varietà di altre applicazioni, come assistenti virtuali e agenti del servizio clienti. Man mano che la tecnologia continua a svilupparsi, il futuro di ChatGPT è pieno di potenziale e probabilmente svolgerà un ruolo chiave in molte aree della nostra vita.

COSTI DEI CONTI CORRENTI E INFLAZIONE

COSTI DEI CONTI CORRENTI E INFLAZIONE

A cura di Adusbef,

Nel 2022 abbiamo registrato l’ 8,1% di inflazione media annua. Si tratta dell’ aumento più cospicuo dal 1985.
A dicembre, in particolare, l’ aumento è stato dell’ 11,6% su base annua. Questa “fiammata” dei prezzi è dovuta  soprattutto ai prodotti energetici, ma come è facile intuire, il fenomeno ha ripercussioni importanti su tutti i settori con conseguenze sull’economia delle imprese e delle famiglie italiane; se consideriamo i dati relativi alle somme di denaro depositate sui conti correnti, notiamo che, dopo anni in cui i depositi sono aumentati – arrivando all’ ammontare di quasi 1.180 miliardi di euro nei primi 7 mesi del 2022 – da luglio a novembre dello scorso anno c’ è stato un calo di circa 18 miliardi di euro, segno di una riduzione della capacità dei correntisti di accumulare denaro.

 L’ aumento generalizzato dei prezzi nel 2022 si riflette non solo sulla capacità di risparmiare, ma anche sulle  spese che i correntisti devono affrontare per la gestione dei loro conti.  L’ultima indagine della Banca d’ Italia sui  costi dei conti correnti, relativa al 2021, evidenzia che la spesa per la gestione del conto ammontava a 94,7 euro  contro i 90,9 del 2020.

L’ aumento riguardava sia le spese fisse che quelle variabili; le 2 tipologie di costo contribuivano rispettivamente per il 73,4% e per il 26,6%.  Si verificava anche un incremento dei costi dei conti online, che passavano da 21,5 a 24,3 euro; infine, si accrescevano anche le spese per i conti postali da 53 a 58 euro. Questa tendenza, già in atto nel 2021, si è consolidata nel 2022, anno in cui l’ inflazione è fortemente aumentata.

A questo proposito è interessante analizzare i dati dell’ Osservatorio di ConfrontaConti.it e SOStariffe.it.

A gennaio 2023 la spesa per la gestione di un conto corrente tradizionale è aumentata in media del 7% rispetto a febbraio 2022 attestandosi a circa 131 euro annui, contro i 122 del 2022; per i conti online – che rimangono comunque più convenienti – l’ aumento medio è del 20% e si arriva a un massimo del 26%: in media a febbraio 2022 si spendevano 53 euro, mentre a gennaio di quest’ anno il costo è di 64 euro.

Per quanto riguarda le carte di credito e di debito, lo scenario è più diversificato: il canone annuo per le carte di credito è aumentato – sempre da febbraio 2022 a gennaio 2023 – del 2,72% per le banche tradizionali ed è sceso per le banche digitali del 2,88%.  Invece il canone annuo delle carte di debito rimane stabile per le banche online e diminuisce del 20,42% per quelle tradizionali. Né  si può pensare che le banche aumentino di iniziativa una remunerazione dei depositi tale da permettere un minimo di rientro dalle spese di tenuta conto tramite una crescita del tasso di interesse.

Da molti anni ci siamo abituati a tassi di interesse sui depositi praticamente azzerati, vista l’inflazione prossima allo zero e addirittura momenti di deflazione. L’unica soluzione è trattare con la banca una revisione del tasso di remunerazione e una diminuzione di alcune voci di spesa.

Questa iniziativa è urgente soprattutto per quei conti con saldi consistenti, magari cresciuti nel periodo del Covid, quando la propensione a risparmiare è aumentata perché molti correntisti (almeno quelli che potevano) si sono astenuti dal fare spese consistenti durante la pandemia. Quindi, soprattutto alla luce di un saldo “interessante”, occorre  trattare con la direzione dell’agenzia sia un aumento del tasso di interesse sia una diminuzione di
commissioni passive e spese.

Stesse considerazioni per chi deve aprire un conto corrente: si contrattino tassi di remunerazione e commissioni passive. A tal proposito si consideri che i conti on line sono molto più economici di quelli classici, purché si sia in grado di operare autonomamente da casa tramite PC, smartphone ecc.

Ma quale banca scegliere? Si sa che le banche “piccole” tendono a curare i propri clienti più delle grandi, quindi sono più propense ad accogliere le sue richieste. Avendo però un minor numero di sportelli, possono creare problemi per chi viaggia ed usa molto il bancomat.

ENERGIE RINNOVABILI APPROVATO IL TIAD (NUOVO TESTO INTEGRATO SULL’AUTOCONSUMO DIFFUSO)

ENERGIE RINNOVABILI APPROVATO IL TIAD (NUOVO TESTO INTEGRATO SULL’AUTOCONSUMO DIFFUSO)

A cura di Codacons Lazio,

L’ Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente (ARERA), il 4 gennaio ha approvato il nuovo Testo Integrato sull’Autoconsumo Diffuso per edifici, condomini e comunità energetiche (https://www.arera.it/allegati/docs/22/727-22alla.pdf ), la cui applicazione è prevista per il 1° marzo prossimo, in concomitanza con il decreto del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE) sui nuovi incentivi statali per il passaggio alle fonti rinnovabili .
Il provvedimento va a completare un quadro regolatorio, in applicazione alla disciplina transitoria vigente dal 2020, e in attuazione dei decreti legislativi 199/21 e 210/21, relativamente alla valorizzazione dell’autoconsumo.

Il TIAD va infatti a regolamentare tutti i sistemi per l’autoconsumo diffuso, come i gruppi che agiscono in edifici e in condomini e che superano i 200 kW di energia, fornendo il quadro generale delle regole che contribuiranno a rispondere alle sfide della transizione energetica grazie alla diffusione degli impianti fotovoltaici e di conseguenza alla riduzione della spesa energetica per i consumatori. Dal 1°marzo le configurazioni per l’autoconsumo collettivo, ossia l’insieme di almeno due autoconsumatori di energia rinnovabile che agiscono collettivamente in virtù di un accordo privato e che si trovano nello stesso condominio o edificio, e le comunità energetiche già esistenti confluiranno nel TIAD.

Il fatto di confluire nel testo unico non cambia lo stato in essere delle due realtà, ma consentirà alle comunità energetiche di estendersi all’interno di un’area più vasta e di includere anche impianti di potenza superiore a 200 kW, ad oggi esclusi dalla normativa in materia di autoconsumo e suscettibili di essere gravati dalla tassa sugli extraprofitti. I consumatori, ma non solo, oggi potranno unirsi e associarsi tra di loro, con esercenti o
amministrazioni, per produrre e condividere l’elettricità necessaria al proprio fabbisogno grazie al
fotovoltaico, ad esempio.

Un’opportunità che viene remunerata dal GSE, Gestore Servizi Energetici, a seguito dell’accesso al servizio di valorizzazione e incentivazione. E se da un lato il Gestore ha provveduto a definire le regole tecniche per l’accesso ai contributi, dall’altro l’ARERA ha curato le modalità procedurali e di erogazione del servizio, compresi gli adempimenti in capo al GSE. Tutta la regolamentazione al riguardo, è confluita appunto nel TIAD, che definisce il tipo di configurazioni, intese come impianti, ammissibili e per ognuna di esse i requisiti per accedere al servizio di valorizzazione da parte del GSE. Il TIAD è quindi rivolto ai gruppi di autoconsumo e comunità energetica, che agiscono appunto collettivamente.

Per poter accedere al servizio, i producer, ossia i consumatori che producono energia grazie al servizio di autoconsumo, devono essere titolari almeno di un punto di connessione all’interno dell’edificio o del condominio e devono agire collettivamente. La partecipazione alla configurazione prevista dal TIAD è aperta a tutti i consumatori, compresi quelli appartenenti a famiglie a basso reddito o vulnerabili a patto che i punti di connessione siano ubicati nella stessa zona di mercato (lo stesso quartiere o isolato a seconda della potenza dell’impianto e quindi della grandezza del gruppo di autoconsumo).

L’energia elettrica immessa ai fini della condivisione deve essere prodotta da impianti entrati in esercizio successivamente al 15 dicembre 2021 o da impianti precedenti ma con una potenza totale non superiore al limite del 30% della potenza complessiva che fa capo al gruppo di autoconsumo. E’ possibile quindi creare delle comunità energetiche dei cittadini, finalizzate ad offrire ai propri membri benefici ambientali, economici a livello di comunità anziché perseguire profitti finanziari come accade per i grandi fornitori di energia rinnovabile. Il TIAD, inoltre, permette a tutti i clienti finali, appartenenti ai gruppi di autoconsumo o alle comunità energetiche, di scegliere liberamente il proprio fornitore di energia, indipendentemente dai rapporti legati all’autoconsumo.

I gruppi di autoconsumo, le comunità energetiche dei cittadini e le comunità energetiche rinnovabili, rappresentano una grossa opportunità, non solo per gli aumenti esponenziali dei costi dell’energia a cui non solo i cittadini, ma anche le imprese e le amministrazioni locali sono state sottoposte negli ultimi mesi, mentre grazie a queste modalità di autoproduzione di energia si possono pressoché azzerare i costi, ma anche dal punto di vista ambientale, con la riduzione costante di Co2 nell’ambiente. E’ infatti di fondamentale importanza riflettere sulla fatto che l’implementazione dei gruppi di autoconsumo e delle comunità energetiche su tutto il territorio
nazionale potrebbe contribuire sensibilmente alla riqualificazione ambientale del territorio, e alla valorizzazione anche degli immobili che così evolverebbero la loro funzione, non assolvendo più solamente alla funziona abitativa o a quella di investimento rifugio per eccellenza, ma diventando fonte di ricchezza, di autonomia e di efficienza energetica. Il cittadino che vuole aderire ad un gruppo di autoconsumo o ad una comunità energetica nel proprio quartiere e paese può contattare il GSE o visitare la pagina dedicata sul sito del Gestore.

 

 

 

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