Nov 8, 2018 | Telefonia
Sono state pubblicate dall’AGCOM le nuove Linee Guida sulle modalità di dismissione e trasferimento dell’utenza nei contratti per adesione, per garantire ad utenti e consumatori delle precise regole nel momento in cui decidono di recedere dal contratto e passare ad altro operatore.
Punto cruciale della delibera approvata dall’Autorità Garante per le Telecomunicazioni è quella per cui il costo di recesso non potrà essere superiore al canone mensile medio versato dall’utente.
In questo modo l’Autorità ha voluto garantire o meglio scongiurare il rischio che i vari operatori possano addebitare costi non proporzionati (e dunque più alti) al reale valore del contratto sottoscritto.
Altra questione affrontata dall’Authority riguarda la restituzione degli acconti che dovrà ora essere “equa e proporzionata” al contratto stesso ed alla sua durata. In particolare, le aziende non potranno più pretendere – in caso di recesso – la restituzione integrali degli sconti goduti al momento della stipula. Gli operatori potranno richiederne la restituzione, ma in una misura certamente inferiore a quella attuale, precisa l’AGCOM.
Molto importante è anche il tema della rescissione anticipata: con le nuove linee guida l’utente potrà scegliere se continuare a pagare le rate residue (relative a servizi e prodotti aggiuntivi rispetto al servizio principale) oppure pagare l’intero importo in un’unica soluzione.
Anche la durata della rateizzazione dei servizi di attivazione ed accessori è stata normata, stabilendo che non potrà mai eccedere i 24 mesi.
E’ stata, inoltre, richiesta una maggiore trasparenza nelle comunicazioni agli utenti prevedendo un obbligo per gli operatori di rendere tutte le spese che l’utente dovrà sostenere in corrispondenza di ogni mese in cui il recesso potrebbe essere esercitato.
Altri obblighi informativi a carico delle aziende riguardano le spese relative al recesso o al trasferimento dell’utenza ad altro operatore, le quali, devono essere rese note al momento della pubblicizzazione dell’offerta e in fase di sottoscrizione del contratto. Tra queste rientrano: i) le spese imputate dall’operatore a fronte dei costi realmente sostenuti per provvedere alle operazioni di dismissione e trasferimento della linea; ii) le spese relative alla restituzione degli sconti; iii) le spese relative al pagamento in una o più soluzioni delle rate relative alla compravendita di beni e servizi offerti congiuntamente al servizio principale.
MDC Lazio invita tutti gli utenti a segnalarci eventuali abusi in contrasto con le nuove disposizioni dell’AGCOM ed a rivolgersi ai nostri esperti per una consulenza e gestione delle problematiche
Set 3, 2018 | Telefonia
Sembrava potesse essere l’anno della svolta per i diritti tv della serie A. Sembrava si potesse assistere alla fine dei monopoli e arrivare a un’offerta più concorrenziale, con tutto ciò che ne consegue in termini di benefici per i consumatori.
Sembrava, ma così non è stato. E oggi ci ritroviamo con il monopolio assoluto di Sky, una Lega Calcio che ha incassato meno soldi di quelli che avrebbe ottenuto da Mediapro, il sovrapprezzo per i consumatori dovuto alle tre partite settimanali che trasmette Dazn, e gli inconvenienti tecnici nel guardare le partite sulla stessa Dazn, tv in streaming in un Paese in cui la banda larga e Internet superveloce non sono proprio alla portata di tutti.
IL BANDO A MEDIAPRO, LA REVOCA E LA TRATTATIVA PRIVATA CON SKY – Tutto succede nel giro di pochi mesi. A febbraio gli spagnoli di Mediapro acquistano i diritti per il campionato di Serie A al prezzo di 1,05 miliardi di euro. La società spagnola dovrebbe fare da intermediaria e rivendere i diritti. Magari proprio a Sky, che però a quel punto dovrebbe trasmettere le partite su diverse piattaforme (digitale, Internet, satellitare) e senza alcuna esclusiva. Più concorrenza, più benefici per i consumatori e meno benefici per l’emittente di Murdoch.
A quel punto Sky dà il via a una battaglia legale per revocare i diritti alla società spagnola. Mediapro si va a infrangere contro tutta una serie di cavilli, mancate garanzie e fidejussioni, e il Tribunale dà ragione all’emittente satellitare del magnate australiano, così la Lega Calcio revoca la concessione dei diritti a Mediapro e torna a trattare con Sky.
Lo fa senza asta, a trattativa privata, e accettando l’esclusiva sul prodotto. La serie A viene divisa in due: il pezzo più grosso va a Sky, quello più piccolo (tre partite a settimana, la serale del sabato, il match dell’ora di pranzo di domenica e una partita delle 15) va a Perform, la multinazionale che controlla Dazn.
LEGA E CONSUMATORI CI PERDONO, SKY CI GUADAGNA – La Lega incassa 973 milioni a stagione (780 da Sky e 193 da Dazn), rinuncia a più di 20 milioni rispetto a quelli che avrebbe ottenuto da Mediapro e si piega alla logica dell’esclusiva pretesa da Murdoch.
Sky ottiene così quel che voleva. Le manca solo una cosa, le tre partite di Dazn, ed ecco che raggiunge l’accordo con il gruppo Perform. Le tre partite mancanti costano 7,99 euro ai clienti Sky, due euro in meno dell’abbonamento mensile a Dazn. L’emittente di Murdoch fa un favore a Dazn, acquistando e rivendendo ai suoi clienti una consistente quota di utenze Dazn da rivendere ai suoi clienti. E allo stesso tempo può continuare a comportarsi da monopolista assoluto.
Sky felice, Dazn felice, ma non altrettanto gli utenti. Chi ha un pacchetto calcio con Sky, infatti, deve pagare 8 euro in più al mese rispetto all’anno scorso per poter vedere tutte le partite. A questo si aggiungono i problemi tecnici di Dazn, denunciati da migliaia di utenti. Spesso e volentieri infatti la visione delle partite si blocca. L’emittente streaming del gruppo Perform si è presentata in Italia come il Netflix del calcio, ma ci sono differenze abissali: Netflix propone contenuti già catalogati da vedere in streaming, Dazn propone eventi in diretta, per cui ci vuole una velocità di rete molto più alta affinché non si blocchino. Che sia un problema dell’emittente o dell’obsoleta Rete italiana, poco conta. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, ed è imbarazzante per la Lega Calcio aver concesso i diritti a un’emittente che ci va vedere le partite “a scatti”.
L’ANTITRUST – È notizia dei giorni scorsi l’intervento dell’Antitrust, che ha avviato, su segnalazione di diversi consumatori, due istruttorie per pratiche commerciali scorrette contro Sky e Dazn.
Quanto alla tv di Murdoch, avrebbe adottato modalità di pubblicizzazione dell’offerta del pacchetto calcio che, “in assenza di adeguate informazioni sui limiti dell’offerta (la mancanza di tre partite dal pacchetto, ndr) potrebbero aver indotto i nuovi clienti ad assumere una decisione commerciale non consapevole”. Quanti ai già abbonati, nei loro confronti la condotta di Sky potrebbe presentare “profili di aggressività” in quanto, “a fronte di un significativo ridimensionamento del pacchetto in relazione al numero delle partite trasmesse, e in assenza dell’informativa sulla possibilità di recedere dal contratto senza penali, costi di disattivazione, avrebbe indotto tali soggetti a rinnovare l’abbonamento nell’erroneo convincimento che l’offerta non fosse mutata”.
Nel mirino anche Perform. Da un lato per l’enfasi data al claim “quando vuoi, dove vuoi”, che lascia intendere al consumatore di poter utilizzare il servizio ovunque si trovi, senza fare un minimo accenno alle limitazioni tecniche che si stanno palesando e che impediscono o rendono più difficile la fruizione delle partite. Dall’altro per i messaggi che indicano la possibilità di fruire di un mese gratuito “senza contratto”. Cosa falsa: il consumatore infatti nel momento in cui si registra, stipula – quasi senza accorgersene – un abbonamento vero e proprio, usufruisce del primo mese gratis e poi scatta il rinnovo automatico con addebito su carta o conto corrente. Quindi l’utente deve attivarsi per esercitare il diritto di recesso. Una pratica commerciale che l’Antitrust definisce aggressiva.
Mag 25, 2018 | Telefonia
Sarà presto attivo in tutta Italia ConciliaWeb, il nuovo strumento di Corecom per annullare le distanze, velocizzare e facilitare la risoluzione delle controversie tra gli operatori di telefonia e le pay tv.
Con la nuova piattaforma le controversie si dirimono online, sono totalmente informatizzate. L’utente che si sente truffato dalla propria compagnia telefonica – fatturazioni eccessive, velocità di rete non in linea con quella dichiarata dal gestore – deve solo collegarsi con il suo pc o smartphone al sito.
Niente più code agli sportelli o lunghi viaggi per chi la sede più vicina a cento e più chilometri di distanza dunque, e di conseguenza utenti più tutelati con uno strumento facilmente accessibile.
Con ConciliaWeb tutte le istanze vengono presentate tramite i moduli online, tutti i documenti caricati in via telematica e tutte le comunicazioni si fanno sulla piattaforma. Anche i verbali di conciliazione.
È prevista una fase preliminare in cui le due parti possono negoziare e scambiarsi proposte in via telematica, poi, prima dell’inizio della conciliazione vera e propria, la piattaforma opera una distinzione.
Se le conciliazioni vengono ritenute “particolarmente favorevoli alla risoluzione” si realizzano tramite uno scambio di messaggi – anche asincrono, non istantaneo – tra le parti. Se invece vengono ritenute complesse ConciliaWeb notifica alla due parti la convocazione per un incontro in videoconferenza.
ConciliaWeb nasce ufficialmente il 24 aprile, giorno in cui l’Agcom ha approvato il nuovo regolamento sulle procedure di risoluzione delle controversie tra utenti e operatori di telefonia, e gli operatori hanno un altro mese di tempo per aggiornare i propri siti e la documentazione contrattuale con le nuove disposizioni.
Auspichiamo quindi di aver al più presto questo strumento molto importante, quasi rivoluzionario.
Importante per tre motivi. Per gli utenti come dicevamo, che avranno uno strumento unico e facilmente accessibile che velocizza, facilita ed economizza le procedure di conciliazione. Per l’ambiente, basti pensare a quanta carta verrà risparmiata dall’informatizzazione dei documenti. E per i tribunali, visto che molto probabilmente con Conciliaweb aumenterà anche il numero di conciliazioni che vanno a buon fine.