Gli aeroporti di Roma. Ma come ci vado? E quanto mi costa? E quanto tempo ci metto?

Gli aeroporti di Roma. Ma come ci vado? E quanto mi costa? E quanto tempo ci metto?

A cura di Assoutenti,

 

Arrivare all’aeroporto e, al ritorno del viaggio, tornare a Roma e dintorni, può costare anche più di un volo aereo low cost! Dunque valutiamo bene le varie possibilità.
Cominciando dall’aeroporto

LEONARDO DA VINCI DI FIUMICINO.

Tra Roma e l’Aeroporto di Fiumicino esistono tre diversi livelli di collegamenti utilizzabili:

  • Collegamenti ferroviari
  • Collegamenti con bus pubblici
  • Collegamenti con bus di ditte private

Per un confronto, occorre avere riferimento a quattro diverse utenze:

  • Viaggiatori in partenza (e successivo ritorno a Roma)
  • Viaggiatori in arrivo (e successiva ripartenza da Roma)
  • Lavoratori aeroportuali
  •  Utenti occasionali per motivi diversi dal viaggio aereo.

COLLEGAMENTI FERROVIARI

Vi sono due distinti collegamenti, entrambi gestiti da Trenitalia.

  • Leonardo Express: Collega l’Aeroporto con Termini, senza fermate intermedie. Tariffa Euro 14. Percorrenza 31 minuti. Frequenza 30 minuti
  • FL1: Collega l’Aeroporto con il servizio ferroviario urbano di Roma. Tariffa Euro 8. (e con biglietto da 11 Euro si possono utilizzare anche tutte le ferrovie del Lazio). Frequenza 15 minuti.

COLLEGAMENTI BUS PUBBLICI

Cotral gestisce tre linee diurne e una notturna facenti capo all’Aeroporto di Fiumicino. Vi è anche una linea ATAC, ma al momento è sospesa. La linea notturna, che opera negli orari in cui il treno non c’è, collega l’Aeroporto con le stazioni

  • Termini e Tiburtina. Tariffa 5 euro.
  • Eur Magliana – Fiumicino Città – Fiumicino Aeroporto (euro 2,80) 50 minuti
  • Roma Cornelia – Fregene – Fiumicino Aeroporto (euro 3,40) 80 minuti
  • Ostia Centro – Fiumicino Aeroporto (euro 1,30) 30 minuti – www.cotralspa.it
  • La linea Atac 060 per Ostia è al momento sospesa per lavori al Ponte della Scafa.

COLLEGAMENTI BUS DITTE PRIVATE

Operano quattro compagnie fra l’Aeroporto e Roma, tutte con capolinea nella zona Termini (via Giolitti o Via Marsala), seguendo itinerari diversi (Colombo, Ostiense o Aurelia). La tariffa varia, per tutte, fra i 5 e gli 8 euro. Tempo circa 50 minuti, secondo l’itinerario. Riportiamo nomi e link ai siti internet ove trovare maggiori dettagli:

I taxi per raggiungere Roma si trovano all’uscita dei terminal (arrivi nazionali e internazionali).
Fare attenzione agli abusivi!
Il tempo di percorrenza da Fiumicino a Roma (all’interno delle Mura Aureliane) è di circa 40/50 minuti, con una tariffa fissa (a vettura) di € 50,00 compresi i supplementi. N.B. La stessa tariffa viene applicata anche per località fuori delle Mura Aureliane, ma lungo l'itinerario fra l’Aeroporto e le stesse senza deviazioni, p. es. quartieri sud (Ostiense) e Ovest (Aurelio).
Le tariffe fisse, omnicomprensive di tutti i supplementi, con altre destinazioni sono:

  • Castello della Magliana – Parco dei Medici: € 31,00
  • Nuova Fiera di Roma: € 26,00
  • Ciampino Aeroporto: € 52,00
  • Stazione Tiburtina: € 57,00 
  • Stazione Ostiense: € 47,00
  • Civitavecchia Porto: € 125,00

CONSIGLI PRATICI.

LEONARDO EXPRESS.
Il collegamento è il più veloce di tutti; anche se la velocità è relativa, poiché dipende da quale zona di Roma si parte o si arriva e va valutato il tempo complessivo. Per contro la tariffa è la più elevata. Ciò perché si tratta di un servizio ferroviario di alto livello, al pari delle Frecce. Ed infatti, recentemente alcune Frecce sono state prolungate a Fiumicino Aeroporto, per offrire un collegamento diretto fra l’Aeroporto e le lunghe distanze. Il Leonardo è indicato per la connessione con la rete ferroviaria, quindi particolarmente per viaggiatori provenienti o diretti fuori Roma che utilizzano altri treni, Frecce soprattutto. Viceversa, non è utilizzabile dai pendolari, non essendo previsti abbonamenti.

FL1
Costituisce il miglior rapporto qualità/prezzo. Con 8 Euro si possono raggiungere direttamente ben 13 stazioni, ed altre 29 con un cambio, per un totale di 42. Gran parte di Roma. Con 11 Euro sono raggiungibili tutte le stazioni ferroviarie del Lazio. Ferma nelle stazioni Trastevere e Ostiense, che sono le più vicine al centro di Roma (raggiungibile col tram 8 da Trastevere e con la metro B e numerosi autobus da Ostiense)
Con un solo cambio a Trastevere, collega anche San Pietro. Ferma anche a Tiburtina, seconda stazione di Roma ed importante nodo di scambio, urbano, regionale ed interregionale. Vero che non arriva a Termini, ma se non si ha troppa fretta ci si arriva comunque con cambio a Ostiense (linea di Civitavecchia ogni mezz’ora, con lo stesso biglietto, metro B con biglietto a parte)
Utilizzabile da tutti i tipi di utenza.

COTRAL
La linea notturna sostituisce il treno negli orari in cui non è operativo. Le linee diurne sono scarsamente attrattive per i viaggiatori in partenza o in arrivo, sono utilizzate più che altro dai pendolari che risiedono sul litorale (Ostia e Fregene) e da utenza non volante occasionale. Nondimeno, la linea per Ostia è di interesse per i turisti che alloggiano negli alberghi di Ostia (per la quale vi sono corse prolungate sul Lungomare). Inoltre, per l’utenza proveniente o diretta all’EUR, la linea Cotral è l’unico collegamento diretto.

La connessione ferrovia Roma-Lido + Cotral Ostia-Aeroporto costituisce al momento la soluzione più economica in assoluto (1,50 BIT urbano + 1,30 bus), superata solo dalla linea ATAC 060, al momento sospesa. I tempi però, in considerazione dei disservizi della Roma Lido e dei lavori sul Ponte della Scafa, sono poco attendibili.

BUS PRIVATI
Operano quattro compagnie fra l’Aeroporto e Roma, tutte con capolinea nella zona Termini (via Giolitti o Via Marsala), seguendo itinerari diversi (Colombo, Ostiense o Aurelia). La tariffa varia, per tutte, fra i 5 e i 7 euro. Perlopiù sono corse no-stop, senza fermate intermedie, ma non sempre. La compagnia SIT, che percorre l’itinerario Aurelia, ha due fermate a Piazza Cavour e a Villa Carpegna, che possono essere di interesse per l’utenza turistica, e in parte per i viaggiatori in partenza. La fermata presso la stazione Ostiense non presenta invece vantaggi rispetto al treno. L’economicità della tariffa rispetto al Leonardo rende questi collegamenti appetibili per l’utenza proveniente/diretta a Termini (perlopiù persone che alloggiano negli alberghi in zona). Il costo invece, tenuto conto della prevedibile necessità di proseguire (o partire) con linee urbane (BIT 1,50), è invece equivalente come ordine di grandezza alla tariffa della FL1. Non essendo previsti abbonamenti, i bus privati non sono utilizzabili dai pendolari. Costituiscono comunque una più economica alternativa al taxi.

NON SOLO ROMA

Vi solo talune possibilità per collegamenti da e per altre località senza passare per Roma (ovviamente la rete ferroviaria nazionale collega, con cambio a Roma Termini, gran parte dell’Italia) Civitavecchia. Oltre al collegamento ferroviario con cambio a Roma Trastevere (frequenza 30 minuti), vi sono alcune corse Cotral dirette, utilizzate per lo più dai pendolari.

Fiumicino Città
L’Aeroporto è collegato con Fiumicino Città tramite la linea urbana 8 (frequenza circa 30 minuti)
https://www.trotta.it/rp.aspx?p=linee-invernali-fiumicino&m=1#undefined17
Autolinee private interregionali
Esistono inoltre talune autolinee di ditte private da/per lunghe percorrenze.
https://www.adr.it/bus-altre-destinazioni

****

Esaminiamo anche i collegamenti per AEROPORTO DI CIAMPINO

Qui la situazione è abbastanza pessima, e ciò deriva da vecchie impostazioni anni ‘70 che purtroppo tuttora non vengono rimesse in discussione. Un moderno collegamento ottimale in realtà manca del tutto. L’ipotesi di una linea tramviaria per Termini lungo l’Appia Nuova è tristemente naufragata dietro la paura di non riempire abbastanza la metro A, e infatti si è visto quanto si è riempita. Già, ma la metro A all’aeroporto non ci va. Per arrivarci, ci vuole, in aggiunta, l’autobus 520 dalla stazione metro Cinecittà. La linea è frequente e la tariffa è di euro 1,50 per un BIT valido 100 minuti sull’intera rete.
Non è molto agevole, ma come altre linee della zona risente dell’ancora perdurante impostazione della rete intorno alla metro A, risalente al 1980. L’unico percorso diverso è l’autobus 720 per l’EUR. Pur non essendo molto frequente, è comunque un collegamento interessante per chi è diretto in tale parte di Roma. Altri servizi della zona sono solo repliche del 520 su tracciati simili sotto altre bandiere, per di più con maggiori inconvenienti. Le autolinee Cotral Roma-Velletri e Roma-Nettuno, con capolinea alla metro Anagnina, fermano sull’Appia Nuova di fronte all’aeroporto. Le fermate però sono al di fuori dello stesso e abbastanza distanti. Sono validi i titoli di viaggio Metrebus Roma, poiché la tratta è tutta all’interno del Comune di Roma. Una ulteriore linea Cotral-Atral collega l’Aeroporto con Ciampino Città e la metro Anagnina. Non è valido il Metrebus Roma, poiché si attraversa un altro comune. La linea è interessante poiché ferma alla stazione ferroviaria di Ciampino, con treni frequenti che in pochi minuti arrivano a Termini (in realtà, Laziali); i tempi di percorrenza possono eventualmente essere competitivi con la soluzione metro A+520. Vi sono poi alcune autolinee di ditte private, che seguono pure il percorso del 520; per la precisione, il percorso antico di tale linea, quando si chiamava A3 ed era gestita dalla Stefer. La sopravvivenza di questi tracciati sovrapposti alla metro A ed antecedenti la riforma di rete intorno ad essa, tra cui c’è anche la linea 590H, è determinata dalla necessità di servizi dedicati ai disabili o comunque persone con difficoltà di deambulazione, che non potrebbero fare le scale della metro A. Considerata anche la tariffa non modica, la funzione di queste linee private è meramente residuale e marginale, anzi influiscono sul sistema anche meno del 590H per Cinecittà con analoga funzione (ma almeno incluso negli abbonamenti).

TAXI
Le tariffe concordate dal Comune di Roma sono le seguenti:
• Dall’Aeroporto di Ciampino all’interno Mura Aureliane e viceversa: € 31,00
• Dall’Aeroporto di Ciampino all’Aeroporto di Fiumicino e viceversa: € 52,00
• Dall’Aeroporto di Ciampino alla Stazione Tiburtina e viceversa: € 36,00
• Dall’Aeroporto di Ciampino alla Stazione Ostiense e viceversa: € 31,00
Attenzione:
1) Queste tariffe si intendono per la via più diretta, senza soste o deviazioni intermedie. Questo comporta che se si chiama un posteggio per telefono, oppure un radio taxi, anche il percorso &posteggio – abitazione" é una "deviazione". In questo caso l’applicazione della tariffa fissa è a discrezione dell’autista.
2) Il prezzo è valido fino ad un massimo di quattro passeggeri. Se i passeggeri sono di più si utilizzerà la normale tariffa calcolata con il  tassametro .

CONSIGLI PRATICI

La linea ATAC 520 al momento è la miglior soluzione per tutte le utenze, sia in combinazione con la metro A (da e per Termini e il centro di Roma), sia in combinazione con linee di autobus tangenziali (451 Ponte Mammolo, 548 Stazione Tiburtina, 558 Piazza dei Gerani). La tariffa è di 1,50 per 100 minuti. Le autolinee Cotral Roma-Velletri e Roma-Nettuno possono andar bene per pendolari senza bagagli al seguito, ma sono disagevoli con le valigie. Scelta obbligata per collegamenti verso fuori Roma, sulle direttrici Appia e Nettunense. La linea Cotral/Atral per la stazione FS di Ciampino può essere un'alternativa come tempo di percorrenza complessivo. Anch’essa scelta obbligata per chi utilizza le ferrovie, linee Cassino e Castelli, verso fuori Roma. Le autolinee private, con tariffe abbastanza elevate, possono essere un’alternativa al taxi, ma non al trasporto pubblico ordinario. Certamente non servono ai pendolari, non esseno previsti abbonamenti.

Cookies wall e wallpay: sulla strada di ulteriori precisazioni a tutela degli utenti

Cookies wall e wallpay: sulla strada di ulteriori precisazioni a tutela degli utenti

A cura di MDC Lazio,

È solito ormai per ogni utente del web navigare agilmente tra una pagina e l’altra alla ricerca di informazioni, prodotti o servizi. È ancor più solito in generale, all’apertura della data pagina, il profilarsi sulla schermata del browser della barra di preferenza dei cookies e, il più delle volte, cliccare su “accetta tutti”, senza pensarci troppo per accedere ai contenuti della pagina in questione. Eppure, la domanda “cosa saranno questi cookies e cosa si accetta concretamente?” sarà sicuramente sorta almeno una volta in un qualsiasi utente.

I cookie sono frammenti di dati sugli utenti, memorizzati sul computer e utilizzati per migliorare la navigazione. Conosciuti anche come cookie HTTP, web, Internet o del browser, questi frammenti di informazioni vengono creati dal server e inviati sul browser, consentendo ai siti di riconoscere l’utente per una prestazione personalizzata del servizio. Si distinguono anche per la specificità o la più o meno raffinata elaborazione e replicazione dei dati salvati (dalla lingua usata, al riconoscimento del browser dell’utente, al salvataggio di password ecc). In generale, i cookie non sono quindi dannosi, ma la stessa memorizzazione dei dati dell’utente potrebbe essere suscettibile di violazioni riferibili alla privacy: quel che infatti è opportuno riconoscere è che qualsiasi “utente” è un individuo che, al navigare su internet semina informazioni personali, dati sensibili “cedendoli” in cambio del servizio online di cui vuole usufruire. Il problema in questo caso, come si è visto, si solleva nel momento in cui, la profilazione dell’utente su un dato sito interessa anche le così dette “Terze parti”: ogni sito raccoglie i cookie che l’utente accetta, ma la cessione di quegli stessi dati ad altri gestori (per motivi commerciali, statistici o più banalmente di ordine tecnico-informatico) ne compromette la sicurezza per la privacy dell’individuo. Sicurezza ancor più compromessa se l’accettazione dei cookie è “coercitiva”.

Il così detto cookie wall è un meccanismo vincolante che obbliga l’utente a scegliere obbligatoriamente il consenso all’uso dei cookie o altre tecnologie di tracciamento di dati personali per visualizzare il contenuto del sito cui vorrebbe accedere; in breve, o si rilascia il consenso al trattamento dei dati per il tramite dei cookie o non si accede al sito. Ciò per il semplice “aspetto” del cookie wall, un vero e proprio muro, una parete che circonda i siti internet, che gli utenti possono attraversare solo accettando le condizioni del trattamento dei dati personali.

Il Garante della privacy si è espresso già nel 2021 circa il corretto e legittimo uso dei cookie, asserendo nello specifico del cookie wall che «tale meccanismo, non consentendo di qualificare l’eventuale consenso così ottenuto come conforme alle caratteristiche imposte dal Regolamento, e segnatamente al suo art. 4, punto 11 con particolare riferimento al requisito della “libertà” del consenso, è da ritenersi illecito, salva l’ipotesi da verificare caso per caso nella quale il titolare del sito offra all’interessato la possibilità di accedere ad un contenuto o a un servizio equivalenti senza prestare il proprio consenso all’installazione e all’uso di cookie o altri strumenti di tracciamento».

Dal cookie wall al paywall

Gli interventi del Garante, tuttavia, non sono esauriti e la fattispecie che più impegna di recente l’Autorità è l’“evoluzione” del cookie wall: il paywall. Quest’ultimo propone all’utente un’alternativa al consenso ai cookie, ossia un pagamento o un abbonamento, prestando però il consenso nella maniera debita, senza coercizione. È stata questa una pratica adottata da alcuni testate giornalistiche online che sono subito state attenzionate dal vigile Garante.

L’istruttoria viene avviata dall’Autorità alla metà di ottobre 2022 e al 12 novembre si è rivolta direttamente ai maggiori gruppi editoriali nazionali chiedendo specifiche informazioni per chiarire, in particolare, le modalità di funzionamento del meccanismo in questione e le diverse tipologie di scelta a disposizione dell’utente. Precondizione sine qua non l’ovvia conformità rispetto la normativa in materia di protezione dei dati personali, innanzitutto riguardo alla correttezza e alla trasparenza dei trattamenti e al fondamentale requisito della libertà del consenso. Attenzione non secondaria è inoltre rivolta alle analisi ed ai criteri adottati per determinare il prezzo dell’abbonamento alternativo al servizio gratuito disponibile mediante prestazione del consenso.

Ancora una volta dunque, l’autorità garante si pone a tutela e dispone ogni precauzione riferibile all’effettivo esercizio del diritto alla privacy dei cittadini, ma anche ad un corretto, legittimo e imparziale rispetto dei diritti consumeristici degli utenti. Cosa il Garante deciderà in merito alla correttezza della pratica in specie, è ancora tutto da verificare.

Si evince sempre più pragmaticamente come la digitalizzazione, nelle sue varie ed ampie sfere, si intrecci sempre più alla vita quotidiana dei cittadini anche nello svolgimento di quanto possa sembrare un’attività “banale” come leggere un quotidiano. Così, là dove alla coscienza e alla consapevolezza dell’utente digitale dovesse sfuggire la delicatezza di una data situazione, si tenta di sopperire grazie agli strumenti più idonei e garantiti dalle autorità competenti.

Pagamenti digitali e impatto ambientale

Pagamenti digitali e impatto ambientale

A cura di Adusbef,

I sistemi di pagamento digitale si stanno sempre più diffondendo tra i cittadini ovunque nel mondo, complice anche la pandemia da Covid 19. Tutti concordano nell’ affermare che questa nuova frontiera raggiunta dalla tecnologia sia fondamentale e che abbia dato una svolta in termini di velocità, comodità e sicurezza, anche se costosa rispetto all’uso del contante. Adesso si inizia a riflettere e a discutere anche su un aspetto rimasto finora in secondo piano, al quale va invece dato il giusto peso: l’ impatto ambientale che le tecnologie digitali, in particolare quelle legate ai mezzi di pagamento, comportano. In effetti, si pone spesso l’ accento sui vantaggi in termini di comodità e velocità, ma si trascura il fatto che, sebbene le nuove tecnologie contribuiscano per un verso a limitare le emissioni e i consumi, d’ altro canto esse stesse comportano comunque un dispendio di energia e, quindi, lasciano un’ impronta sull’ ambiente. Le infrastrutture energivore che alimentano i sistemi di pagamento digitali sono meno visibili e meno percepibili; tuttavia esistono e occorre valutare bene il loro ruolo.

Siamo troppo spesso portati a pensare al mondo digitale come a qualcosa di immateriale ed ecologico (non a caso parliamo di “cloud” e di dematerializzazione). In parte ciò può essere vero, ma non meno vero è il fatto che l’ industria digitale ha un grande impatto sul nostro pianeta. A tal proposito è utile ragionare su qualche dato: secondo uno studio dell’ ente no profit “ReteClima”, una transazione in contanti produce 4,6 grammi di emissione di CO2, mentre una digitale ne produce 3,78. Per quanto riguarda le operazioni in contanti, le emissioni sono causate soprattutto dal trasporto delle monete e delle banconote (64%) e dal processo di produzione delle stesse (32%). Responsabili delle emissioni nelle transazioni “cashless” sono invece i terminali per i pagamenti (POS) con il 75%; tali emissioni sono dovute soprattutto ai materiali con cui sono prodotti (37%), al consumo di energia (27%); con riferimento a quest’ ultimo aspetto, il picco di consumo si verifica quando viene letta la carta o quando viene emesso lo scontrino, mentre il continuo aggiornamento del software costringe gli esercenti a tenere sempre acceso il terminale, con impatto negativo sul consumo di elettricità; una soluzione a questo problema potrebbe essere quella di fissare solo alcuni momenti dedicati agli aggiornamenti per consentire di tenere spento il terminale quando il negozio è chiuso.

Non prendiamo neanche in considerazione l’energia assorbita per tenere in piedi il sistema delle criptovalute: la creazione di un solo nuovo Bitcoin consuma elettricità quanto una famiglia intera in 9 anni. Lo afferma un’analisi di CryptoMonday, che lancia l’allarme sui processi di estrazione della criptovaluta più nota che mettono a rischio la difesa del clima. Nel 2022 il consumo medio di energia per ogni transazione con Bitcoin può essere assimilabile a centinaia di migliaia di transazioni con carta Visa. Non solo il consumo di energia e i materiali con cui sono costruiti i terminali hanno un impatto sull’ ambiente, ma anche le plastiche con cui sono realizzate le carte di pagamento. A questo problema si potrebbe ovviare sia allungando il ciclo di vita delle carte, sia producendo le stesse con materie più ecologiche, come le bioplastiche, il PVC riciclato e addirittura il legno. In conclusione, l’ analisi ora condotta porta a pensare (giustamente), che le nuove tecnologie di pagamento “smart” abbiano un impatto meno forte sul pianeta; tuttavia sarebbe un errore credere che tale impatto sia nullo; come in tutte le cose, occorre mettere sul piatto della bilancia tutte le variabili e valutare, in termini di costi/benefici, quale sia la modalità di pagamento più “amica dell’ ambiente”. E’ un importante passo avanti, comunque, che si inizi ad affrontare anche questa problematica.

Il registro delle pubbliche opposizioni

Il registro delle pubbliche opposizioni

A cura di Codacons Lazio,

A decorrere dal 27 luglio 2022, l’iscrizione al Registro pubblico delle opposizioni (RPO), è stato estesa a tutti i numeri telefonici nazionali, inclusi i cellulari, consentendo ai cittadini di opporsi alle chiamate di telemarketing indesiderate.

Ma che cos’è il Registro pubblico delle opposizioni?

Il Registro pubblico delle opposizioni è attivo e operativo dal 2011, le istituzioni competenti sono il MISE – Ministero dello Sviluppo economico e la Fondazione Bordoni, è un servizio pubblico e gratuito per tutti i cittadini che, una volta iscritti negli elenchi del registro, non potranno più essere contattati dall’operatore di telemarketing, a meno che quest’ultimo non abbia ottenuto specifico consenso all’utilizzo dei dati successivo alla data di iscrizione.
L’iscrizione è possibile secondo le seguenti modalità:

  • attraverso il modulo presente sul sito internet https://registrodelleopposizioni.it/; contattando il numero verde 800 957 766 per le utenze fisse e lo 06 42986411 per i cellulari;
  • inviando il modulo digitale richiesto all’indirizzo email: iscrizione@registrodelleopposizioni.it.

Come detto, dallo scorso luglio è possibile iscrivere nel registro pubblico delle opposizioni anche i telefoni cellulari. Con l’inserimento del proprio numero di cellulare nel registro, oltre all’estensione del diritto di opposizione a tutte le numerazioni telefoniche nazionali sia fisse che mobili, si ottiene anche che i sistemi automatizzati di chiamata o di chiamate senza l’intervento di un operatore, devono rispettare la volontà espressa dai consumatori, ossia quella di non essere disturbati da telefonate pubblicitarie. Una volta iscritti, infatti, i cittadini hanno diritto, dopo 15 giorni, a non essere più contattati per chiamate a scopo promozionale provenienti dall’Italia, restano invece permesse le telefonare con cui le aziende contattano il titolare di un contratto in essere per ragioni inerenti lo stesso, oppure quelle telefonate dove il cittadino abbia espresso il proprio consenso a ricevere comunicazioni di natura commerciale e promozionale.

Ma cosa fare se si è iscritti al registro pubblico delle opposizioni, ma i call center continuano a chiamare?
Può accadere che si ricevano chiamate dai “call center” per fini promozionali e commerciali, nonostante il nostro recapito sia regolarmente iscritto al registro pubblico delle opposizioni, i motivi sono diversi. Molto spesso le chiamate provengono da call center stranieri, ai quali ovviamente non si applica la normativa italiana in tema di telemarketing, o peggio, da sistemi automatizzati che usano numeri fittizi così da non essere rintracciati e non incorrere
nelle sanzioni di legge.
La normativa attuale, inoltre, obbliga l’operatore ad effettuare un controllo precedente alla chiamata per verificare lo status del consumatore, i numeri presenti nel registro non possono essere contattati. Accade però che l’operatore faccia scarsa attenzione a questo tipo di controllo e proceda nelle chiamate indistintamente dal fatto che l’utente sia iscritto o meno. Può essere infatti che le società non riescono a consultare in tempo reale gli aggiornamenti mensili e quindi molto probabilmente qualche numero che è iscritto da poco può sfuggire al blocco delle chiamate. Ci sono poi altri casi in cui, malgrado l’iscrizione al registro pubblico delle opposizioni, si possano ricevere delle telefonate a scopo promozionale. Più nello specifico si tratta delle situazioni in cui viene dato il consenso da parte del consumatore stesso. Ciò accade ad esempio, quando a seguito di un acquisto on line, il consumatore presta il suo consenso al trattamento dei dati ai fini commerciali. In questo caso la telefonata promozionale è del tutto legittima. Diversamente se invece la chiamata arriva da aziende terze alle quali si è certi di non aver fornito i propri dati, si avrà diritto a manifestare il proprio dissenso. Quindi è necessario prestare attenzione alle spunte che si fleggano in caso di acquisto on line o registrazioni a news letter.
Al di là dei casi previsti, chi continua invece, a ricevere telefonate indesiderate malgrado sia iscritto al registro pubblico delle opposizioni può porre rimedio a tale situazione facendo valere i propri diritti di accesso, rettifica, integrazione, aggiornamento e cancellazione, di limitazione del trattamento, di opposizione al trattamento dei dati che lo riguardano effettuato per finalità di marketing diretto. In questi casi, infatti, il consumatore potrà accedere nella pagina del Garante della privacy per azzerare o modificare tutti i consensi dati in precedenza. ( https://www.garanteprivacy.it/home/modulistica-e-servizi-online).
Riassumiamo in breve quali, secondo la normativa vigente, sono gli obblighi per gli operatori prima prima di effettuare un telefonata:

  • accertarsi che il consumatore contattato non sia iscritto al registro pubblico delle opposizioni;
  • rendere visibile il numero da cui chiamano. Sono vietate infatti le telefonate con numeri anonimi o criptati;
  • indicare con la massima precisione al momento della chiamata che i dati personali del contattato sono stati estratti dagli elenchi di abbonati avendo poi cura di fornire agli stessi le indicazioni utili per l’eventuale iscrizione nel registro delle opposizioni.

Nel caso in cui, malgrado l’iscrizione nel registro delle imprese, si continuino a ricevere delle telefonate indesiderate, sarà possibile per il consumatore rivolgersi direttamente al Garante della privacy presentando un reclamo o una segnalazione, attraverso un modulo scaricabile gratuitamente (https://www.garanteprivacy.it/home/modulistica-e-servizi-online) e inviarlo a Garante:

  • tramite fax al numero 06.69677.3785;
  •  tramite e-mail all’indirizzo protocollo@gpdp.it
  •  tramite Pec all’indirizzo protocollo@pec.gpdp.it;
  •  tramite raccomandata indirizzata a: “Garante per la protezione dei dati personali, Piazza Venezia, 11 – 00187 Roma”.

Il Garante ha previsto anche una serie di sanzioni in caso di inosservanza delle regole.
In caso di violazione del diritto di opposizione, le sanzioni possono infatti arrivare
fino a 20 milioni di euro o, per le imprese, fino al 4% del fatturato mondiale totale
annuo dell’esercizio precedente, come previsto dal regolamento Regolamento
Garante Privacy

Data Economy, Data Marketing e Data Profiling: i dati personali possono essere merce commerciale?

Data Economy, Data Marketing e Data Profiling: i dati personali possono essere merce commerciale?

La digitalizzazione è oramai un tema che da tempo affascina la maggior parte delle componenti sociali, sia per le sue infinite applicazioni pratiche sia, soprattutto, per le implicazioni latu sensu politiche che ne derivano. Si è visto come la questione del trattamento dei dati personali, conseguenti alla digitalizzazione delle più varie attività professionali e personali, abbia una rilevanza di primo piano, in quanto corollario al diritto alla privacy di ogni individuo/utente. Parlando di dati ci si addentra infatti nel vasto, vastissimo mondo della collezione e conservazione degli stessi, argomento già affrontato, ma che è e continua ad essere oggetto di analisi anche da parte delle autorità.

La così detta Data Economy, ossia l’economia dei dati reale, basata sulla capacità dei fornitori del servizio online di gestire la mole crescente di informazioni digitali, ha ripercussioni ed impatti che ad oggi sono (più o meno limpidamente) sotto gli occhi degli utenti. Le potenzialità della data economy investono ed investirebbero, secondo la maggior parte degli studi, lo sviluppo economico del sistema Paese garantendo, sia nel pubblico sia nel privato, una più fluida, immediata ed accessibile dinamicità tra il classico rapporto domanda-offerta del sistema economico in generale. Come si è visto però, le implicazioni nel trattamento dei dati investono anche la più ampia sfera privata dell’utente che, al prestare il proprio consenso nella navigazione, mette a disposizione del fornitore del servizio, informazioni sensibili e personali, rientranti nel riconosciuto diritto alla privacy.

La “Patrimonializzazione” dei dati personali

Questione ampiamente dibattuta nei tempi più recenti è infatti il crescente fenomeno di data marketing e data profiling: se un tempo infatti le aziende conducevano indagini telefoniche per conoscere, comprendere ed adattarsi ai propri clienti affezionati e non, ad oggi la mole di dati raccolti è una miniera d’oro (gratuita) per le indagini di mercato e la “profilazione” dei consumatori. Secondo alcuni, le finalità del trattamento dati connesse al marketing e alla profilazione sono tra loro strettamente connesse e, in particolare, la profilazione, più che una finalità, costituisce una modalità del trattamento, la quale permette il perseguimento di altre e diverse finalità, come per l’appunto quella commerciale.

La domanda che sorge a seguito ad un’attenta riflessione è tuttavia particolarmente delicata: possono i dati personali costituire “merce commerciale”, altrimenti “patrimonializzata”?

È una disputa emersa negli ultimi anni ai danni di una delle piattaforme più conosciute, il colosso social Facebook a cui viene imputato un uso improprio dei dati dei suoi utenti, venduti a scopi commerciali ai soggetti terzi connessi alla piattaforma, in quanto fruitori di un servizio (appunto, la registrazione sulla piattaforma, cui prestano consenso). Il Consiglio di Stato sentenzia sull’«ingannevolezza e la scorrettezza commerciale di FB insita nel presentarsi agli utenti come gratis mentre, in realtà, si farebbe pagare in dati personali che sfrutterebbe poi nella dimensione commerciale». Eppure sono gli stessi legali del social network ad asserire che “I dati personali di ciascun individuo costituiscono un bene extra commercium, trattandosi di diritti fondamentali della persona che non possono essere venduti, scambiati o, comunque, ridotti a un mero interesse economico”. Dall’analisi della sentenza dei giudici del CdS, la complessità della questione si sostanzia nella labile consapevolezza degli utenti che cedono dati contro servizi, ma inconsapevolmente, ovvero senza essere adeguatamente informati del rilievo giuridico-economico dell’adesione alle condizioni generali di contratto della piattaforma in questione, anche e soprattutto nel caso di utenti minorenni.

Senza avventurarsi un percorso troppo tortuoso di impronta giurisprudenziale, ci si potrebbe tuttavia domandare se il trattamento dei dati personali degli utenti e il rilievo economico che ne consegue daranno luogo ad un nuovo modello di business (come alcuni prospettano). È lo stesso Garante a dare una prima risposta e a suggerire di analizzare le relative fattispecie attraverso un approccio combinato che passa per l’applicazione della disciplina in materia di privacy e della disciplina a tutela dei consumatori. Proprio applicando la disciplina consumeristica, secondo il Garante, si può sciogliere ad esempio, «il nodo relativo alla legittimità o illegittimità della definizione di gratuito di un servizio “pagato” nella sostanza dagli utenti in dati personali benché la cessione di tali dati non possa considerarsi, in senso tecnico, controprestazione del servizio».

YouTube
LinkedIn
LinkedIn
Share
Instagram