L’indice dei prezzi al consumo ha raggiunto i minimi storici dal 2021. In media esso è aumentato, raggiungendo il 5,7% nel 2023, rispetto all’8,1% del 2022.

Conseguentemente, il potere d’acquisto risale, così come il tasso di risparmio. Secondo l’ISTAT, infatti, l’inflazione è passata dallo 0,7% a novembre allo 0,6% a dicembre 2023.

Ciò è dovuto alla discesa dei prezzi dei beni energetici, dei servizi ricreativi e culturali e alle politiche monetarie restrittive, attuate dalla BCE, ma anche al fatto che l’Europa è riuscita a riorganizzare le forniture di gas naturale, comprando più gas liquefatto, soprattutto dagli USA. Attualmente, l’Italia, insieme al Belgio, è il Paese europeo con il più basso tasso d’inflazione.

Anche nell’Eurozona, seppur con alcune sostanziali divergenze tra Stati, l’indice dei prezzi al consumo è diminuito, avvicinandosi sempre di più all’obiettivo del 2% entro il 2025, fissato dalla BCE, al fine di preservare la stabilità dei prezzi e garantire un margine di sicurezza contro il rischio di deflazione.

Tuttavia, uno dei rischi più grandi è la recessione a causa del calo dei tassi d’interesse, la quale ha già colpito Francia e Germania.

Tutto questo impatta anche sulle scelte di investimento. Per quanto concerne il mercato azionario, un’inflazione più bassa si traduce in uno spostamento verso settori più ciclici, come quello del lusso o delle auto. Mentre, sul fronte del mercato obbligazionario, questo avvia un aumento dei titoli già in circolazione, che diventano più attrattivi, grazie al rendimento superiore rispetto alle medie di mercato.

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